I confini uniscono o separano?

Se pensiamo alla parola confine, il primo pensiero è espresso graficamente con una linea che divide e separa uno stato da un altro, due cose diverse che non hanno nessuna relazione tra loro. Una linea astratta non visibile ad occhio nudo lungo la quale vi è una separazione e una discontinuità.

Generalmente nella storia conosciamo i confini politici, amministrativi e ponderali presenti per delimitare le proprietà agricole appartenenti a due diversi proprietari . Per essere visibili e chiaramente misurabili prendevano la forma di palizzate di legno, cippi confinali di granito, ossia colonnine con una riga centrale grazie alla quale, seguendo l’orizzonte, era possibile comprendere la separazione dei campi.

Spesso il confine era anche espresso dalla presenza di un grosso albero isolato o da una fila di arbusti, come nel caso del pioppo di Cascina Biblioteca o della siepe.

Questa separazione avviene però lungo una linea che è di contatto, per questo il confine in natura non separa ma è uno spazio in cui “cose diverse si incontrano” e convivono ricreando delle terre di mezzo ricche di risorse e caratteristiche uniche.

I confini in natura: ecotoni e corridoi ecologici

Gli ecotoni sono spazi di confine, naturali oppure antropizzati, e di transizione per definire due ambienti ricchi di biodiversità vegetale e animale e per questo costituiscono una sorta di “ filo che cuce” due ambienti diversi tra loro.

Il paesaggio agricolo è spesso costituito da un mosaico di terre frammentate tra loro e nei piccoli frammenti aumenta la possibilità di una estinzione della popolazione, perché resta isolata. Per ovviare alla frammentazione degli habitat, si preserva la connessione tra i vari frammenti e quindi la possibilità delle specie animali di disperdersi e muoversi da un frammento all’altro con i corridoi ecologici.

Siepi, importanti habitat

La siepe, composta da biancospino Crataegus monogyna, spincervino Rhamnus cathartica, palla di neve (viburno opulus), berretta da prete (evenimo euripeo), corniolo (cornus mas), sanguinello (cornus sanguinea) e rosa canina, che ad occhio umano divide due campi è diventata un ecotono indispensabile per alcuni animali selvatici di Cascina Biblioteca.

Nella parte bassa di questa siepe è possibile notare anche dei piccoli cunicoli creati dal coniglio selvatico europeo Oryctolagus cuniculus. Il coniglio trascorre il giorno nascosto nella tana, uscendo maggiormente la mattina presto, il tardo pomeriggio e la notte. La tana è scavata nel terreno ma spesso è anche presente nei pressi di argini erbosi con copertura di arbusti;  in molti casi sono ravvicinate e unite al loro interno con un intreccio di gallerie. Poco distante dalla siepe si possono trovare anche i suoi escrementi, palline scure e lucenti se fresche e più chiare se secche, di circa 7 mm di diametro.

Non è difficile comprendere come sia importante questo habitat di confine per animali come questi e come lo sfalcio e l’eliminazione di siepi o arbusti ai margini dei campi possa compromettere l’alimentazione e l’esistenza di questi animali.

Gli uccelli della siepe

L’averla Lanius , è un piccolo uccello passeriforme presente in Cascina e il suo nome deriva dalla contrazione latina di avis querulla, ossia “uccello lamentoso”. Questo passeriforme ha abitudini rapaci, evidenti dal becco curvo e molto robusto e la sua tecnica di caccia e alimentazione è strettamente correlata alla presenza di arbusti spinosi proprio come quelli della siepe di confine.

Questo piccolo uccello si ciba di insetti ma anche di piccoli roditori o rane e per ucciderli li infilza nelle spine del biancospino e della rosa canina presenti nella siepe, per questo motivo è chiamato “uccello impilatore”!  Questo passeriforme predatore crea un vero cimitero di animali impalati nella siepe, proprio nei pressi del suo stesso nido. La famiglia a cui appartiene questo sanguinario uccellino è quella dei Laniidi e anche la sua traduzione latina ci riporta al suo particolare modo di lasciare le sue prede sul territorio: Lanius significa macellaio.

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude …”

da L’infinito di Giacomo Leopardi, poeta, scrittore, filosofo (1798-1837)

“Per il fatto che una mezza dozzina di grilli sotto una siepe fanno risuonare il campo del loro strepito inopportuno, […] non figuratevi che quelli che fanno tanto rumore siano i soli abitanti del campo.“

Edmund Burke politico, filosofo e scrittore britannico 1729 – 1797

Siepe del mio campetto, utile e pia, che al campo sei come l’anello al dito, che dice mia la donna che fu mia (…); siepe che il passo chiudi co’ tuoi rami irsuti al ladro dormi ‘l-dì; ma dài ricetto ai nidi e pascolo a gli sciami; siepe che rinforzai, che ripiantai, quando crebbe famiglia, a mano a mano, più lieto sempre e non più ricco mai; d’albaspina, marruche e melograno, tra cui la madreselva odorerà io per te vivo libero e sovrano, verde muraglia della mia città.

da “La siepe” di Giovanni Pascoli, poeta, accademico e critico letterario (1855-1912)